venerdì 9 novembre 2018

Presentazione libro "Gli occhi scuri del samba"


Un libro sul Brasile di cui non vi parlano

In questo libro racconto la mia esperienza nelle strade di Salvador de Bahia, soprattutto in quelle "sconsigliate" ai turisti ed in "cattiva compagnia".
Queste le domande che ci siamo fatto con il mio amico volontario che, negli ultimi tempi", mi accompagna nelle "uscite notturne" con i senzatetto.

Innanzitutto, perché questo titolo?
Gli occhi: la mia curiosità di scoprire il mondo attraverso il viaggio in una realtà distante e differente da quella in cui sono nato.
Scuri: per la predominanza, nello stato di Bahia, di persone di carnagione (e quindi occhi) scuri, ma anche per le sofferenze con la quale mi sono imbattuto trascorso il periodo di illusione del turista.
Del samba: perché, nonostante tutto, il popolo brasiliano resta un popolo festoso e il samba racchiude magnificamente l'anima allegra e spensierata, ma anche la saudade, il ricordo, il sogno, il desiderio.

Quali sono le prime sofferenze in cui ti sei imbattuto e quali le cause?
Sicuramente è stata la realtà dei meninos de rua (bambini di strada) con la loro scaltrezza da piccoli adulti, ma anche con la voglia di divertirsi e di godersi la libertà, putroppo illusoria, dei primi anni di vita di strada.
Le cause... complicato rispondere, forse non basterebbe una tesi di laurea!
Per esempio le enormi disuguaglianze sociali sono causa una causa di sofferenze, ma sono anche la conseguenza di altri processi.
La mia opinione personale è che la colonizzazione del sudamerica, in generale, ha portato ad una società nata e cresciuta su rapporti di forza e potere (la schiavitù). In particolare, lo stato di Bahia è quello con più alta presenza di discendenti di schiavi africani. Non bisogna poi dimenticare che la schiavitù è stata abolita solo a fine '800 e che il Brasile è stata una dittatura fino al 1985: è quindi una democrazia giovanissima. Qui nella Bahia si parla tanto di ricchezza culturale, di "mistura" di culture, ma non si è trattato di un processo spontaneo di popolazioni che, volontariamente, sono andate a vivere insieme, ma di un processo violento, imposto attraverso le armi e il mantenimento del potere.
Negli ultimi anni poi il consumismo e la globalizzazione hanno aumentato la quantità di status symbol e acuito la corsa sfrenata verso l'ostentazione del benessere, acquisito a tutti i costi (dalla violenza, all'indebitamento, al lavoro esagerato).
Purtroppo, in questa corsa sfrenata, qualcuno non ce la fa...

martedì 6 febbraio 2018

Il documentario che parla dell'ormai ex quartiere delle palafitte

Cosa fare se non c'è terreno per costruire? Buttare per decenni spazzatura di ogni tipo e, prima o poi, dove c'era il mare, sorgerà la terra.


Si chiamava "Alagados", "allagati", appunto ed era situato non troppo lontano da una delle chiese più famose di Salvador, Senhor do Bonfim. Popolato per lo più da giovani madri, spesso lasciate dai padri dei propri figli (ma non solo), era tuttavia difficilmente visibile, a causa della particolare conformazione della costa. 

Così, per decenni gli abitanti sono stati ignorati, finché la banca mondiale non ha finanziato un progetto che ha permesso di costruire case a loro destinate, principalmente in zona. 
Un progetto che ha impiegato diversi anni per compiersi, rallentato da cavilli burocratici ma che, per fortuna, alla fine si è concluso in maniera positiva. 
Oggi, Alagados è un quartiere semplice, ma dignitoso, popolato da tanti giovani.
Il documentario "Da maré", letteralmente "dalla marea", accompagna la vita della comunità dal 2004 al 2011, mostrando il progressivo passaggio dalle palafitte alle case in mattoni.