venerdì 30 maggio 2014

La metrô di Salvador fa il suo primo morto ancora prima di partire

Il funzionario coreano Kim Jong Pyo è morto ieri folgorato durante un test sull'interminabile metropolitana di Salvador. Il ministero del lavoro ha aperto un inchiesta per indagarne le cause.

fonte: www.correio24horas.com.br
SALVADOR
MPT instaura inquérito para apurar morte de operário coreano no metrô

Kim Jong Py morreu eletrocutado no fim da tarde de ontem


O Ministério Público do Trabalho (MPT) na Bahia instaurou um inquérito, na manhã desta sexta-feira (30), para apurar as causas da morte do técnico coreano Kim Jong Pyo. Funcionário da Companhia de Concessões Rodoviárias (CCR), ele morreu eletrocutado nas obras do metrô de Salvador, no fim da tarde de ontem.

O inquérito irá apurar se houve falha na segurança e a responsabilidade pela morte do técnico. O MPT também quer identificar se as normas de segurança estão sendo cumpridas na obra e as condições de saúde dos trabalhadores. O prazo inicial para conclusão do inquérito é de 30 dias, podendo ser prorrogado.

Em nota, a CCR, empresa responsável pela obra, informou que Kim Jong recebeu auxílio imediato por parte de socorristas da equipe antes da chegada do Serviço de Atendimento Móvel de Urgência (Samu), mas não resistiu.




(Foto: Elói Corrêa/GOVBA)


Segundo o Sindicato dos Trabalhadores na Construção Pesada da Bahia (Sintepav), a vítima era um funcionário vinculado a uma empresa que está desenvolvendo o pré-teste dos trens do metrô.

"Os operários da obra contaram que ele [Kim Jong] morreu depois de descer para acessar a casa onde ficavam as baterias depois que os trens foram desergenizados", contou Adalberto Galvão, presidente do sindicato. "No entanto, ainda havia um resíduo de energia no local, e ele foi eletrocutado".

Paralisação
Após a morte do técnico, os operários do metrô paralisam as atividades na manhã desta sexta-feira (30), enquanto aguardam o resultado de uma vistoria realizada no local de acidente. Esta foi a primeira morte registrada nas obras do metrô de Salvador.

O Sintepav acusa a CCR de se negar a prestar informações do acidente, e cobra um posicionamento da empresa. "Lamentavelmente, tão grave quanto foi o acidente foi o posicionamento da CCR", disse o presidente do Sintepac.

"Nós esperávamos toda uma postura de transparência com a empresa, algo que não aconteceu. A própria polícia teve de enfrentar os guardas armados da concessionária para conseguir entrar no local do acidente", afirmou.

O Correio24horas entrou em contato com a assessoria de comunicação da concessionária nesta sexta, que confirmou paralisação dos funcionários das obras do metrô, mas disse que as circunstâncias do acidente ainda estavam sendo investigadas. Sobre o comentário do presidente do Sintepav de que seguranças da empresa teriam barrado a entrada da polícia, a assessoria disse que iria verificar a acusação e se posicionar sobre o caso ainda hoje.

A previsão é de que o metrô comece a funcionar a partir do dia 11 de junho em operação assistida, com linha expressa saindo da estação Acesso Norte, nas proximidades da Rótula do Abacaxi, chegando à estação do Campo da Pólvora. Segundo o Governo do Estado, o equipamento será utilizado para transportar torcedores que estejam portando ingressos em dias de jogos na Arena Fonte Nova.

mercoledì 28 maggio 2014

Corso di sesso orale a Salvador per la festa dei fidanzati (che in Brasile è il 5 di giugno)

In omaggio alle partecipanti un kit di preservativi e un pene in gomma per esercitarsi!
La notizia è vera: una città che non finisce mai di stupire!
fonte: atarde.com.br
La prima cosa che mi viene in mente è mettermi all'ingresso e vedere che tipo di donne andranno a tale corso, che dura 2 ore costa 50 R$, con tanto di sessuologo, logopedico e educatore sessuale. 
Per carità, liberi di fare quel che vi pare, ma possibile che al giorno d'oggi, con la disinibizione che c'è in giro, c'è bisogno che della gente in giacca insegni alle donne come fare sesso orale? Ma, del resto, ormai c'è una teoria e un professore per ogni cosa...
I commenti in rete alla notizia non si sono fatti aspettare.

fonte: www.atarde.com.br



martedì 27 maggio 2014

Edir Macedo, fondatore delle chiesa evangelica Igreja Universal, nonché proprietario della rete televisiva Record, propone il boicottaggio della Coppa del Mondo


Viva la tolleranza!

Niente calcio, niente divertimenti, niente cinema nè televisione, né tutto quello che il mondo offre ma solo la serie televisiva "Miracoli di Gesù", guarda caso in onda sul canale di Edir Macedo.
Il fondatore della chiesa evangelica Universal propone un'imitazione dei 40 giorni e notti di digiuno di Gesù nel deserto, fatto salvo per i programmi biblici.
Dunque, un boicottaggio "religioso" si unisce ai movimenti di protesta contro la coppa del mondo.
Tutto questo, per avvicinarsi a Dio, naturalmente. Beh, ma che c'entra con la Coppa? Ok, capisco che molti si ubriacheranno perché sinonimo di divertimento e festa, ma si può anche cercare di educare il tifo.

Ma chi è questo Edir Macedo, sconosciuto ai non brasiliani, ma famosissimo in Brasile?
Chi volesse può leggersi la biografia completa su wikipedia. In breve, non è certo uno che vive nel deserto, come proclama ai suoi seguitori, essendo uno dei più ricchi leader religiosi del mondo, nonché il 41esimo uomo più ricco del Brasile, con un patrimonio personale di 1,1 miliardi di dollari.

Ah, prima di fondare la Chiesa Universale del Regno di Dio (nome umile, eh?), aveva creato "Il salotto della fede" con il cognato, ma litigarono sui proventi della chiesa e si separarono. Anche anche al cognato non è poi andata male: Romildo Soares è infatti il fondatore di un'altra diffusa e ricca chiesa evangelica chiamata "Chiesa Internazionale della Grazie di Dio, che vende pure un pacchetto televisivo con programmi biblici.

Cosa dire? Piccoli affari di fede.....

Ora è la volta dello sciopero degli autobus a Salvador

Dopo lo sciopero della polizia, si fermano gli autobus e chi ci rimette, come sempre, sono i più poveri


  • Era stabilito da qualche giorno per martedì 27. Invece già il 26 sera hanno cominciato ad incrociare le braccia, per di più "posteggiando" gli autobus nelle vie della città, in alcuni casi bloccando il traffico per ore. 
  • Il 26 sera avevano già ottenuto un aumento salariale del 9%.
  • Hanno lasciato gli autobus in strada durante la notte, favorendo furti e vandalismi ai veicoli.
  • Il tribunale Regionale de Lavoro ha determinato che il 70% degli autobus deve essere garantito nelle ore di punta e il 50 % nelle restanti ore. Risultato: NULLO
Cosa commentare?

Cosa dire se ogni richiesta di qualsivoglia categoria termina in uno sciopero ad oltranza che paralizza la città? Polizia militare, civile, autobus, bancari, poste, personale medico e infermieristico della salute pubblica.
Cosa hanno in comune? Possono arrecare gravi disagi alla popolazione, soprattutto a quella più povera.

fonte: www.correio24horas.com.br

giovedì 22 maggio 2014

Periferia di Salvador


Suore in campo contro la schiavitù della prostituzione durante la Coppa

Interessante iniziativa di un gruppo di religiosi che cerca di far venire alla luce anche i retroscena del prossimo evento mondiale. 

Per quanto riguarda la realtà di Salvador, ricordo che la periferia della città, specialmente la zona denominata Subúrbio ferroviario è una delle aree maggiormente sfruttate dagli aguzzini che reclutano ragazzine principalmente di famiglie povere per imbarcarle in navi nella vicina "Morro de São Paulo". Attraverso il mare, infatti, i controlli di frontiera possono essere facilmente elusi. Non mancano iniziative locali ed internazioni volte a disincentivare questi crimini, ma, spesso l'appoggio dei "piani alti" riesce a farla franca. La fonte di tutto ciò sono testimoniante da me raccolte presso assistenti sociali e Ong internazionali presenti a Salvador.


dal sito: http://vaticaninsider.lastampa.it/

Prostituzione ai mondiali del Brasile, la rete dei religiosi contro la tratta


 
 
Una campagna contro lo sfruttamento della prostituzione
(©lapresse)
(©LAPRESSE) UNA CAMPAGNA CONTRO LO SFRUTTAMENTO DELLA PROSTITUZIONE

Presentata in Vaticano la campagna Talitha Kum. Coinvolti 79 paesi con oltre 800 religiosi di 240 congregazioni interessate. “Senza sensibilizzazione la festa diventa terribile vergogna”

IACOPO SCARAMUZZICITTÀ DEL VATICANO
“Dobbiamo rendere consapevoli le persone di quanto accade ai margini dei grandi eventi internazionali come i mondiali di calcio” perché “senza questa consapevolezza e senza agire insieme in favore della dignità umana, le finali della coppa del mondo possono risultare una terribile vergogna invece che una festa di per l'umanità”. E’ suor Carmen Sammut, presidente dell’Unione internazionale delle superiore generali (Uisg), a spiegare le ragioni della campagna di Talitha Kum (rete internazionale della vita consacrata contro la tratta di persone) presentata oggi in Vaticano in vista del mondiale di calcio Brasile 2014 e intitolata  “Gioca per la vita, denuncia la tratta”. L’impegno di religiosi e religiose contro la “tratta” degli esseri umani, e in particolare la prostituzione, problematica ben nota a Papa Francesco, si scontra contro non poche difficoltà, non escluse alcune connivenze di alto livello, ma punta a rompere il silenzio attorno a questo tema con la grazie alla vasta rete che la vita consacrata ha in tutto il mondo.


La campagna “manifesta la sintonia della vita consacrata con il sentimento del nostro Santo Padre di fronte a questo crimine che egli stesso definisce una piaga nel corpo dell’umanità contemporanea, una piaga nella carne di Cristo”, ha detto il cardinale Joao Braz de Aviz, porporato brasiliano di Curia nonché prefetto della congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, il dicastero vaticano responsabile dei religiosi di tutto il mondo. I religiosi e le religiose “si trovano in tutto il mondo impegnati nella loro missione in mezzo a tutte le forme di povertà e toccano con le loro mani, l'umiliazione, la sofferenza, il trattamento inumano e degradante inflitto a donne, uomini e bambini di questa schiavitù moderna”. La campagna, nata come “Religiose contro la tratta di persone”, nel 2009 si è trasformata in una “Rete Internazionale di Vita Consacrata Contro la Tratta di Persone” promossa da Uisg e Oim (Organizzazione internazionale per i migranti) e finanziata dal governo Usa (presente alla conferenza stampa moderata dal portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, anche Antoinette C. Hurtado dell’ambasciatrice statunitense presso la Santa Sede). Dopo cinque anni, ha detto da parte sua suor Estrella Castalone, coordinatrice di Talitha Kum, la campagna “comprende 24 reti che rappresentano 79 paesi con oltre 800 religiose/religiosi di 240 congregazioni coinvolti, tutti impegnati a fermare la tratta di persone”.


A fornire i dettagli della campagna è stata, nel corso della conferenza stampa, suor Gabriella Bottani, comboniana italiana che abita in Brasile e coordina oltre 250 religiosi della rete “Um Grito pela Vida”, membro di Talitha Kum. La campagna “promuove azioni preventive di presa di coscienza e formazione, sostiene le persone che denunciano la tratta, segue il reinserimento psico-sociale delle vittime e partecipa alla definizione di linee politiche e di progetti sociali”. Concretamente la campagna “utilizza media e social network per informare e sensibilizzare la popolazione sui possibili rischi e su come intervenire per denunciare eventuali casi” e sarà presente nelle 12 capitali brasiliane che accoglieranno le partite dei mondiali. Il materiale in lingua portoghese è disponibile nel blog della Rete 'Um Grito pela Vida' e tutte le azioni della campagna sono divulgate sulla pagina facebook “jogueafavordavida”.


Le persone trafficate in Brasile, ha precisato la religiosa comboniana, “sono per la maggior parte donne giovani, originarie di famiglie povere, con bassi livelli di studio. La finalità principale è lo sfruttamento sessuale”. Nel contesto latinoamericano e caraibico “il Brasile – ha spiegato – è un paese con un’alta percentuale di turismo a scopo sessuale e questo incide significativamente sul fenomeno dello sfruttamento della prostituzione soprattutto minorile e spesso apre le porte al traffico interno o internazionale”. La “mancanza di conoscenza della realtà della tratta di persone da parte della popolazione e la scarsa informazione veicolata dai mezzi di comunicazione – ha detto –  sono tra le principali cause che la rendono un fenomeno poco visibile, quasi impercettibile” e “nelle campagne pubblicitarie, le donne vengono prevalentemente presentate come oggetti di piacere sessuale e consumo, all’interno di un sistema socioeconomico centrato sulla logica esclusiva del mercato, dove il lucro è spesso al di sopra delle persone. Questo – la conclusione – favorisce l’azione di chi, offrendo false promesse di lavoro e di vita migliore, alimenta il ricco commercio di persone”.


L’esperienza del passato “ha messo in evidenza che i rischi della tratta per sfruttamento sessuale e del lavoro si incrementano in relazione ai grandi eventi, come è stato durante i mondiali in Germania e in Sudafrica, dove si è avuto rispettivamente un aumento del 30 e del 40%”. Dati certi, però, non ci sono: “Sappiamo che c'è un aumento dello sfruttamento della prostituzione, ma la tratta è un fenomeno su cui abbiamo poche informazioni, pochi dati e questo è una grande difficoltà.

La Fifa registra l'uso di 180 parole per la coppa del mondo e causa proteste

In occasione della coppa del mondo, l'Instituto Nacional da Propriedade Industrial (Inpi) ha concesso l'uso esclusivo di 180 parole, molte non direttamente legate all'evento sportivo, fino al 31/12 dell'anno in corso.
Per esempio, in occasione del periodo natalizio, non potrà essere fatta pubblicità senza autorizzazione, utilizzando Natal 2014, perchè Natal è stato registrato come nome della città che ospiterà la coppa.
Altre parole incredibilmente inserite nella lista: pagode (stile di musica brasiliano)

fonte: www.correio24horas.com.br


Até o momento, mais de 180 registros foram concedidos pelo Instituto Nacional da Propriedade Industrial (Inpi) à Federação Internacional de Futebol (Fifa) para a Copa do Mundo. Um deles, o da marca “Pagode”, causou polêmica. Em função da Lei Geral da Copa, a marca passou a ser de uso exclusivo da Fifa. Assim, durante o Mundial, fica proibido o uso dela para atividade associada ao evento.

O registro realizado no instituto trata de "Pagode" como a fonte tipográfica, mas a legislação referente ao campeonato ampliou a restrição. “O que gerou a grande polêmica é que a Lei Geral da Copa tem uma disposição que diz que a Fifa vai enviar ao Inpi listas de registros que a entidade quer que sejam reconhecidos como marcas de alto renome, que têm proteção para tudo”, disse nesta quarta-feira (21) à Agência Brasil a diretora substituta de Marcas do instituto, Silvia Rodrigues de Freitas.

Isso faz com que a marca “Pagode”, por exemplo, tenha proteção automática. Como a palavra tem muitos sentidos no Brasil, a diretora acredita que não haverá proibição da Fifa para que o nome seja usado por grupos de pagode. “Não faz sentido”, opinou.


Em geral, existe um procedimento complexo para reconhecimento de uma marca de alto renome no Inpi. Mas a lei isentou a Fifa dos procedimentos. “A Fifa nos diz quais são as marcas de alto renome e a gente simplesmente publica”, explica.

Pela Lei Geral da Copa, o reconhecimento das marcas de alto renome da Fifa tem um prazo de validade. “O alto renome só vale até o fim deste ano. Isso da marca pagode poder proteger tudo só vale até o dia 31 de dezembro deste ano. A partir de 1º de janeiro de 2015, as marcas que a Fifa quis que fossem de alto renome voltam a ser marcas normais”, disse a diretora do Inpi.


No momento, a Fifa tem 100 marcas de alto renome reconhecidas no Brasil. Há marcas para vestuário, equipamentos, competições esportivas, publicações, por exemplo. “Elas voltam a proteger apenas aquele escopo inicial”, salientou. A lei também dá prioridade aos pedidos da Fifa nos trabalhos do Inpi. Apesar do privilégio, Silvia aponta que todas as disposições da lei sobre marcas continuam sendo aplicadas aos pedidos da entidade internacional esportiva. “Não é pediu, levou, não. Ele (o pedido) só é examinado mais rápido”.

Cerca de 1.406 pedidos da Fifa entraram no Inpi desde os anos de 1970. Desses, 236 foram após a vigência da Lei Geral da Copa, em 5 de junho de 2012. A iniciativa da Fifa não é novidade para o Inpi. Silvia recordou que o Brasil já sediou uma Copa do Mundo, em 1950, quando perdeu para o Uruguai. E toda vez que o Brasil se candidatava para abrigar uma nova Copa do Mundo ou Copa das Confederações, a Fifa depositava pedidos de registro de marcas no país.

venerdì 2 maggio 2014

Due disperati gridi di attenzione: Carla e Marina

dal blog gliocchiscuridelsamba.blogspot.com

La notte tranquilla per alcuni, non lo è per loro due. Due donne più o meno coetanee, sulla trentina. Una chiara di pelle, l'altra scura. Una di Salvador, l'altra di un altro stato del Nord-est brasiliano. Entrambe senzatetto, entrambe con dipendenza da alcool e droga.

Quando arrivo in comunità, Carla è già buttata per terra, sul marciapiede, delirante, come minimo ubriaca. Non c'è verso di calmarla. Nel suo dimenarsi contro un avversario invisibile impreca contro la polizia, dicendo di non voler essere arrestata, chiama la mamma, minaccia di morte, chiede di essere uccisa, ci domanda perché non l'ammazziamo subito, etc. Grida di dolore, si mescolano al pianto, diventando grida di disperazione, di rabbia contro il mondo ma, soprattutto verso sé stessa, sporca di urina e feci che, nel trambusto, ha fatto nei propri pantaloni. Sdraiata per terra, si contorce e rotola sul marciapiede, rischiando di finire in strada, dove le auto sfrecciano a 60-80 km/h sul rettilineo ampio a 4 corsie. Frenare la sua corsa verso la strada non è facile, ci prendiamo qualche pugno per farlo. Cerchiamo di calmarla, le prepariamo un giaciglio con del cartone ed una coperta dove calmarsi; senza risultati. La situazione si protrae finché un suo conoscente ci suggerisce di portarla nel luogo dove dorme abitualmente, una tettoia di fronte ad un magazzino a circa 400 m da lì. Ma non si convince ad andare. Non c'è un dialogo fra il suo mondo ed il nostro.
Tocca prenderla a forza, in quattro, tanto si dimena e vista la corporatura pesante, che ci costringe a riposarci due volte lungo il cammino. Ma, finalmente, arriviamo. La lasciamo lì, accanto al giaciglio di cartone e coperta.
Mi impressiona al pari di Carla l'indifferenza delle auto che sfrecciano accanto a noi, visto che la situazione è molto equivoca e potremmo essere scambiati per malintenzionati che portano una donna chissà dove: nessuno che si fermi, nessuno che ci domandi spiegazioni, nessuna coscienza che si interroga e si esterna in una parola rivoltaci o in uno sguardo stupito.

Marina invece è sobria, ma non mangia da ieri, quando si è ubriacata, quasi a stomaco vuoto, fino a perdere i sensi. La cachaça (acquavite a 40°) è la sua droga ed ammette di sentirne il bisogno. Ma più di questo ha fame. Ha sempre un volto triste, deluso, di chi si è fidata ed è stata tradita. Parla un po' con me, cosa faccio, da dove vengo. Lei non è di qui, le piace Salvador, anche se ultimamente si è stancata. Mi dice che non fa nulla da mattina a sera. Alla fine mi dice che le è venuta voglia di fare un figlio con me, che ancora non ha figli ed è venuto il momento. Così, senza sapermi spiegare il perché, continua con la sua proposta. Mi confida che si sente sola, ed infatti non l'ho mai vista accompagnata e la vita di strada, per una donna sola, è molto più difficile. Poi, per fortuna arriva la minestra e, subito dopo, Marina si sdraia e può, finalmente riposare, almeno per questa notte sobria e senza fame.

Due gridi di dolore disperati, verso tutti e nessuno. Due gridi pieni di dolore per occasioni sprecate, promesse non mantenute, anche verso sé stessi. Due vite nascoste, non riconosciute, ignorate. Le macchine sfrecciano accanto senza fermarsi. Una donna è buttata per terra, 5 uomini le stanno attorno, la portano a peso e nessuno si indegna, si interroga, si ferma. Così le loro occasioni sono sfrecciate loro accanto. Forse qualcuno si è fermato, ma poi è ripartito. E, loro, rimaste lì. Gli altri, la società “normale” tranquilli nel loro torpore quotidiano organizzato. Loro no, non ce la fanno a non reagire. Ma fanno male a loro stesse, non avendo altra scelta.
Finché la loro forza di volontà non reagirà, continueranno a restare nel fosso. Finché si rivolgeranno all'alcool e alla droga, continueranno a vedere le auto sfrecciare accanto e, loro, a piedi, buttate in qualche deprimente marciapiede di una metropoli.